La visione
Una Mogliano in rete con gli altri comuni, al centro di una nuova area metropolitana che guardi verso l’Europa.
La nostra città si trova da sempre in una posizione centrale rispetto al territorio regionale, il che nei decenni l’ha fatta sviluppare in termini di mobilità e di servizi, diventando una delle zone residenziali più ambite per lo sviluppo del mercato immobiliare. Tuttavia, a nostro avviso, non si è ancora riusciti ad esprimere appieno tutto il potenziale generabile dalla centralità geografica di cui godiamo, perché si è sempre operato considerando il nostro comune come un sistema isolato e ripiegato su sé stesso. Questa visione localistica poteva reggere fino ad una decina di anni fa, ma ora se si vuole difendere il livello di qualità della vita conquistato, riuscendo ad estenderlo a più cittadini possibili e a migliorarlo, bisogna cambiare schema. La sfida dei prossimi vent’anni sarà quella di affrontare la transizione ecologica del nostro modello di sviluppo, attraverso l’uso dell’innovazione digitale ma in modo socialmente sostenibile per non lasciare indietro nessuno: una rivoluzione nel nostro modo di muoverci, di alimentarci, di produrre, di apprendere, di socializzare e di vivere. Una sfida globale, che per essere vinta richiede alle persone, alle aziende e alle istituzioni di mettersi il più possibile in rete. Proprio per questo vogliamo pensare ed agire Mogliano V. non come una città di provincia medio piccola del Nord Est, ma come quella al centro di una vera area metropolitana. Nella quotidianità di tanti cittadini questa centralità già esiste ma non è stata ancora colpevolmente messa in pratica dai decisori politici. Stiamo parlando della PA.TRE.VE. acronimo che mette insieme i nomi e con loro i rispettivi territori di Padova Venezia e Treviso. Un progetto di cui si parla da decenni, agganciandolo al tema della metropolitana di superficie. E sempre di treni si parla, ma questa volta dell’ultimo che abbiamo perso, non finanziando quest’opera con i fondi europei del PNRR. La serie di errori commessi dalla classe dirigente della Regione Veneto non cancella però l’orizzonte e non ne scalfisce la portata della visione. Una prospettiva che sarà per noi cornice istituzionale del nostro progetto politico e motivo di impegno a tutti i livelli per contribuire a realizzarla. Questa nuova identità ci permetterà di muoverci a 360° rispetto a tutte le opportunità che il territorio intorno a noi offre sotto l’aspetto culturale, ambientale, imprenditoriale, politico, sociale, infrastrutturale, turistico, sanitario e tecnologico. Sarebbe però un errore percorrere questa nuova dimensione senza prendere atto che viviamo in un territorio in cui i comuni limitrofi al nostro esprimono bisogni, caratteristiche e risorse molto simili alle nostre. Molto spesso replichiamo gli stessi modelli organizzativi per amministrare territori a distanza di cinque minuti l’uno dall’altro. Il che significa più personale e più costi, che potrebbero essere invece impiegati per dare più servizi e di migliore qualità.
Il che ci spinge a sostenere con forza la creazione di un’unione comunale fra i comuni a sud di Treviso: Preganziol, Casier, Casale e Mogliano. Mettendo poi in ulteriore collegamento quest’ultima anche con il comune di Marcon attraverso degli accordi bilaterali. Non si tratta di una fusione in un unico comune, formalmente i vari enti resteranno separati, ma collaboreranno nel gestire insieme più materie possibili, ragionando non più guardando ciascuno al proprio campanile ma ad un’area vasta che comprenda tutti i comuni che stanno nell’asse tra Venezia e Treviso: parliamo di un’area di 135 Km2 con più di 86 mila abitanti. Non si tratta di un’operazione pionieristica, ma bensì di una buona pratica ormai diffusa in molte parti del paese che ha riscosso molto successo e portato indubbi benefici ai cittadini, rendendo competitive intere aree omogenee che prima operavano in modo disgregato.
Le materie da gestire in modo consorziato dai comuni possono essere molte a seconda dei territori coinvolti: gli esempi più diffusi sono il turismo, le politiche ambientali, la dislocazione delle aree produttive, le politiche sociali, i trasporti, la polizia locale o la protezione civile. Se provassimo ad alzare ancora un po’ lo sguardo vedremmo come ogni giorno le nostre aziende vivono e prosperano sulle opportunità che gli offre quotidianamente l’appartenenza del nostro Paese al progetto dell’Unione Europea e soprattutto al mercato unico europeo. Dall’altro lato abbiamo potuto invece provare e misurare con il PNRR tutte le difficoltà e i ritardi strutturali da parte della pubblica amministrazione per gestire gli straordinari fondi messi a disposizione dal piano. Eppure, la sponda europea se ben sfruttata potrebbe essere salvifica per i nostri bilanci. Tuttavia, il più delle volte, mancano le competenze per riuscirci. Per questo uno dei primi atti che faremo una volta insediati sarà formare una equipe di progettisti Europei che si occupi di due aspetti: il monitoraggio e la progettazione per partecipare ai bandi in prima istanza e che parallelamente porti avanti una formazione del nostro personale interno per renderlo poi indipendente. Innovazioni utili e necessarie per creare le condizioni affinché si possano realizzare gli obiettivi che ci vogliamo porre con il programma che vi presentiamo nelle pagine seguenti.